lunedì 12 febbraio 2018

Leggere molto e male: Una vita come tante - Hanya Yanagihara



[spoiler]
Mi capita di comprare libri al chilo.
Così, il motivo per cui sono entrata in possesso di Una vita come tante è dei più banali: accingendomi a comprare due libri di Jo Nesbø in economica e sapendo che li avrei finiti nel giro di massimo tre settimane, ho aggiunto un terzo libro perché “ha oltre mille pagine, mi dura almeno un mese. E poi in quarta di copertina ci sono delle recensioni positive”.
Il libro è pessimo sotto tutti i punti di vista, tranne la cura editoriale e la traduzione che non tradiscono sciatteria. E poi non è un romanzo: è una lunghissima, scontata, imponente fan fiction yaoi.
Il protagonista è chiaramente una Mary Sue, nella versione passato tragico e presente delirante: è orfano, è stato sodomizzato da tutti quelli che ha incontrato nella sua vita fino ai sedici anni, è autolesionista e, a un certo punto, diventa anoressico, fa perdere la testa al più figo dei comprimari che non è gay ma lo ama follemente al punto da smettere di fare sesso con lui quando gli rivela il suo tragico passato perché si rende conto che deve amarlo castamente dal momento che lui non può provare piacere fisico, ha una serie di disagi fisici che a volte lo costringono sulla sedia a rotelle, la sua schiena è un reticolo di cicatrici, ovviamente tenta il suicidio (a metà libro) e si suicida (alla fine) ma non prima di aver dato il tempo al fichissimo fidanzato di morire in un tragico incidente lasciandolo solo e con l’ennesima prova di non meritare nulla dalla vita. Contemporaneamente è di una intelligenza fuori dal comune, è il miglior avvocato di sempre e “il più giovane nella storia” al quale il fittizio studio associato offre la posizione di AD.
Io sono cresciuta a fanfiction yaoi (in particolare quelle del fandom Slam Dunk), ma qui parliamo di un libro vero scritto da una persona adulta. Il pressapochismo impera, invece. Non si prova dolore né empatia né, al limite, orrore ed è qui la cosa agghiacciante: il protagonista è stato per me talmente fastidioso con il suo continuo autocommiserarsi ricambiato (dopo i sedici anni, ovvio, perché i primi sedici anni di dolore sono il prezzo per la vita successiva) dall’amore dell’universo mondo che non sono nemmeno riuscita a dedicare un momento riflessivo a quando certe violenze avvengono veramente. E la superficialità con cui vengono trattate tutte le tematiche è sconcertante: in mille e rotti pagine di spazio ce ne sarebbe stato, magari “sacrificando” qualche descrizione di bene materiale dimostrazione della spropositata ricchezza del protagonista e del fidanzato (no, non si sposano mai, ma del resto smettono anche di fare sesso, quindi non ce ne è alcun bisogno), e invece questo tizio “si taglia” perché uno dei suoi aguzzini gli ha spiegato che così si sentirà libero e sollevato. Del resto smette di mangiare perché così, nel delirio da ipoglicemia, ha le visioni del compagno morto.
Si parla di autolesionismo e disturbi ossessivi più o meno come io, al bar, parlo di scarpe. “Sai mi affetto le braccia con una lametta perché così per mezz’ora non penso a quello stronzo che quando ero piccolo mi ha preso a cinghiate” – “Eh, ti capisco, io compro un paio di Jimmy Choo ogni volta che litigo con mio marito”.

Certo, non lo ho finito in quattro serate, ma gli archivi di fanfiction sono ancora ad accesso gratuito, quindi in definitiva ho sprecato 20 euro.

giovedì 8 febbraio 2018

Cose che fanno bene (a me): Jillian Michaels



Lo scorso agosto, complice il fatto che, in vista della ripresa delle lezioni di yoga, decisi che avrei fatto il possibile perché la posizione del ponte non fosse un supplizio, ma una asana statica tenuta “comodamente” per almeno trenta secondi, ho iniziato il programma 30 Days Shred di Jillian Michaels. E lo ho terminato. Come ho iniziato e concluso Body Shred e Killer Buns & Thight.
Ho iniziato ignorando chi fosse Jillian Michaels ma sto continuando con i suoi programmi per ragioni in fondo piuttosto banali: mi è piaciuta subito, è un po’ rude, la trovo molto bella.
Oggi, mentre sto portando avanti il programma Hard Body, fisicamente sono molto più forte, ma, soprattutto, godo di molti benefici dal punto di vista del benessere mentale. Non che non ci siano giorni nei quali mi viene da vomitare al pensiero che, magari dopo una giornata del cazzo, dovrò mettermi le scarpe e “agitarmi come una gallina impazzita” (autodefinizione che è stata molto apprezzata da mio marito che – bastardo – se la ride ogni volta che rientra dall’ufficio e mi sto ancora allenando… sospetto che trovi godereccio vedermi fare fatica e pensare “io posso non farlo”), ma sono diventata una discreta addicted. Certo, questa cosa dei video di fitness fa proprio anni Ottanta… ma del resto: non si esce vivi (non io almeno) dagli anni Ottanta.
Siccome a agosto non mi sarei data due giorni di costanza, oggi sono molto orgogliosa di me:

1.        30 Days Shred: se mi chiedessero, soprattutto per i primi quindici, devastanti, cianotici giorni, dove io abbia trovato resistenza e fiato e voglia, posso dire che, oltra alla presunzione del “voglio, quindi posso” che mi ha resa quasi ottusamente determinata (in fondo partivo da anni e anni di attività zero, ma zero proprio), per me il segreto di quell’allora epico (oggi ho ridimensionato di molto il mio metro di misura, visti gli iron man e le iron woman in circolazione) successo è nella durata di ogni sessione: solo mezzora. Ho un’amica che ogni volta mi dice “beata te che hai il tempo” e un po’ mi incazzo. Perché il tempo è lo stesso per tutti e mezzora a me è parso da subito un tempo facilmente gestibile, privandomi al limite di mezza puntata di una serie TV o mangiando una sera la pizza invece che cucinare**. I risultati fisici sono stati minimi, un cenno di addominali e le braccia più toniche, ma la mia mente ha trovato in quell’appuntamento quotidiano un luogo perfetto per incanalare le due emozioni che quotidianamente e puntuali come la morte imperversano nel mio cervello: l’agitazione, quella totale e del tutto demenziale, e la rabbia.
2.        Body Shred: sull’onda dell’entusiasmo “solo mezzora ce la posso fare” sono arrivata alla fine dei 56 giorni, tutti faticosi, impegnativi e stimolanti. Con questo secondo programma ho ufficializzato con tutte le dovute formule di rito il mio profondo odio per il cardio.
3.       Killer Buns & Thight: ahahahahah! In realtà era contenuto in un triplo DVD venduto a prezzo onestissimo e lo avevo classificato come “quello dei tre che non mi interessa” (del resto se prendere i due programmi di mio interesse costa venti euro e prenderli entrambi insieme a Killer B&T costa dieci… è matematica spiccia, comprensibile persino a me che conto con le dita e porto mio marito per saldi così mi calcola al volo le percentuali e controlla i resti). Ma poi l’ho iniziato pensando (illusa!) che un programma mirato sarebbe stato l’ideale nel periodo di ferie (che poi non ho fatto) natalizie, più rilassante, meno impegnativo, senza sessioni di solo cardio e con due giorni di rest settimanali, che avrebbero reso più gestibili i giorni di allenamento in concomitanza con tutte quelle cose che orbitano intorno al natale, tipo gli auguri dell’antivigilia, quelli della vigilia, quelli di natale proprio natale, quelli di compleanno a chi è nato tra natale e capodanno ecc. Di livello decisamente intermedio (i rating sui siti più o meno specializzati non sono personalizzati, li prendo sempre come indicazioni di massima), è stato il primo workout che ho davvero adattato a me, prolungando il livello 1 e il livello 3 per quanto mi era comodo, mentre il livello 2, “il terribile”, l’ho fatto per la durata minima sindacale. L’aspetto negativo è la durata, 40-42 minuti che lo rendono un po’ meno gestibile e in un certo senso noioso. Risultati: ho i polpacci. No, dico, i polpacci! Quella cosa fichissima che si vede solo alle protagoniste in longuette di Suits! Io mi sento fichissima.

E ora Hard Body, ma non ho ancora finito il livello 2 e sono certa solo del fatto che gli allenamenti superiori ai 35 minuti non fanno per me.
E che odio il cardio, ma mi sembra di averlo già fatto presente.



** No, io sono per fare qualcosa che fa bene per poter fare qualcosa che fa male: quindi cerco di fare attività fisica ma mi nutro come una analfabeta nutrizionale





30 Days Shred
Allenamento total body a circuiti, ciascuno, composto da 3 minuti di forza, 2 minuti di cardio e 1 minuto di addominali, viene ripetuto 2 volte di seguito; apre un warm up di qualche minuto di cardio e chiude un breve cool down
3 livelli con possibilità di scegliere di eseguire ciascun esercizio in versione beginner o advanced
Calendario
30 giorni senza alcun rest – 10 giorni per ciascun livello
Livello
Intermedio
Durata sessione
25 minuti

Body Shred
Allenamento total body con la stessa struttura dei circuiti di 30 Days Shred
I w/o sono di livello crescente e la classe esegue gli esercizi in molte varianti, da quella più accessibile alla più avanzata
Calendario
8 settimane: i w/o sono 8 in totale oltre a due cardio, ogni quindici giorni si cambia la routine secondo lo schema w1 – w2 – cardio - w1 – w2 – cardio- rest
Livello
Intermedio
Durata sessione
30/35 minuti

Killer Buns & Thight
Allenamento lower body a circuiti senza ripetizioni; warm up, buon cool down
3 livelli con possibilità di scegliere di eseguire ciascun esercizio in versione beginner o advanced
Calendario
I contenuti riferiti al programma non ne definiscono la durata (quella viene indicata da canali non ufficiali in 30 giorni, secondo lo schema del 30 Days Shred): le indicazioni presenti nel DVD invitano ad allenarsi 5 o 6 giorni a settimana passando, quando ci si sente sufficientemente preparati, al livello successivo
Livello
intermedio
Durata sessione
40-42 minuti